La Favola della buona notte

La  Favola della buona notte

Ecco sono qui sul letto di Laura. Le rimbocco le coperte e lei vuole la sua favola della buonanotte.

E’ un gioco che facciamo tra noi. Laura non è più una bambina, ma è il suo modo per stare in contatto con me. Ci vediamo pochissimo. lavoro molto e con poca fortuna. Ho ancora addosso l’odore di metropolitana e una giacchetta un po’ vecchia. Il trucco sfatto, ma il rossetto 24 h resiste per sottolineare la riga del mio sorriso. Non so che inventarmi. Le vecchie fiabe con cui sono cresciute le ho smontate passo passo e sono senza favole

E allora mamma inventane una tu. Tu sei brava ad inventare cose

Ti parlo di Alice nel paese delle meraviglie che era sempre o troppo grande o troppo piccola e si trovava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. O che non sapeva chi fosse e non aveva mai la risposta giusta a domande sbagliate.

No mamma, Alice non mi piace, non voglio cadere in un buco

Ma quel buco non esiste Laura, il buco è nella sua testa, nella sua anima, la caduta necessaria  per capire, rompersi in pezzi e poi ricomporsi. La necessaria ferita, il momento di solitudine interiore necessario a capire chi sei.

No mamma questa favola non mi piace. Io non capisco perchè sia necessario che noi donne siamo -come dici sempre tu ?- introspettive, fragili, sognatrici, testa fra le nuvole. Io credo che ci siano donne  senza sogni inutili, con le mani grandicome un uomo capaci come lui di lavorare. Paralmi di una donna che costruisce ponti e palazzi, che dirige cento persone, ma che si trucca pesante come te , con quel rossetto rosso che mi piace tanto. Ogni tanto me lo provo anch’io.

Che amore? Vuoi essere come la tua mamma?

No , ma che dici? Anche questa storia non mi piace mamma. La figlia che è in conflitto con la madre o vuole imitarla, la figlia innamorata del padre e che lo cercherà in ogni uomo che incontrerà, complessi di edipo di elettra. No! Io voglio essere esattamente come sarò.

Che ne sai cosa sarai?

Io voglio essere un fiore che nasce dal cemento

I fiori non nascono dal cemento.

Per me si! Quando io sarò come te, questo accadrà . raccontami di favole in cui le ragazze provano le scarpe al principe, o in cui la donna bacia l’uomo e lo risveglia. Raccontami queste.

Non ne conosco.

Allora non raccontarmi favole, raccontami di te.

Non ho niente da dirti. Ho lottato tutta la vita per arrivare fin qui. Tra i lavori  che ho perso  e tutte le volte che nn ho potuto essere me stessa perché ho dovuto sempre dimostrare qualcosa.

Io non voglio favole da perdenti mamma

Voglio una favola in cui la protagonista non deve superare prove fatte apposta per lei , in cui non deve scegliere tra la famiglia e il lavoro, tra essere una principessa mantenuta dal professionista di turno o la cenerentola che pulisce i pavimenti. Lo so che oggi una donna non fa più nemmeno solo questo, ma deve inventare ogni giorno un nuovo equilibro, precaria suo suoi tacchi, tra figli e riunioni ed orologi troppo veloci e il  pantalone che tira perchè non hai il tempo per andare il palestra e poi non puoi invecchiare , non puoi farlo e giù provare tutte le creme miracolose che ti restituiscano la giovinezza che non hai più

Laura ma questa è una favola da perdenti, tu dici che non vuoi sentirle queste storie.

Raccontami allora una storia d’amore in cui un uomo e una donna possano amarsi e lasciarsi in piena liberta, dove un tuo errore  o presunto tale non debba finire con un accendino e una latta di benzina per consumare una rabbia momentanea ed un amore durato vent’ anni.

E allora Laura se le mie favole non ti piacciono inventane una tu! La tua favola, la tua storia.

Da bambina ti bastavano le cose che ti raccontavo. ma in fondo ho sempre saputo che non mi hai mai creduta e nei tuoi occhietti fissi ho sempre immaginato che sapessi che la realtà lì fuori era ben più dura e che essere donna non significa mai essere protagonista di una favola.

Allora facciamo il contrario, mi metto io nel letto e tu mi racconti l tua storia.

No mamma fallo tu. Tu sei mia madre.

Hai mai visto i girasoli? Sembrano smorti, bruciati da sole, feriti, dicono che vivano poco perché il loro giallo splendente acceca e muore con la stessa rapidità.

Ma sbagli, anche nelle estati più torride e brutali,, spiccano con la loro corona di luce.

Nella vita figlia mia ho ingoiato tanti rospi, ma il mio stomaco era provvisto di una macina. E non lo sapevo ancora.

Poi ho indossato una corazza ma non  ho mai smesso di amare i miei girasoli, di ricordarmeli sempre

Alla fine il segreto di ogni donna è che ad ogni naufragio è capace di sopravvivere, di sopravvivere perfino ai muti spettatori della sua rovina, del suo disastro , della sua morte.

Nelle mura in cui si pensava di stare tranquilli, al calduccio come una bella casa, abbiamo scoperto la freddezza di quei muri e abbiamo scoperto che erano solo una prigione.

E le donne che resistono  in virtù dei loro  sogni per quella parte di sé Alice  bambina che hanno saputo tenere al sicuro, riparata e protetta da una realtà che parla di donne ma non parla alle donne. E’ un linguaggio troppo complesso.

Ed in mezzo ad ogni cupo buongiorno che ha  disvelato l’inutilità di un sogno, io sono sopravvissuta a tutto. Sono un girasole sotto un cielo murato, ho raschiato i muri ed il sole è entrato.

Buonanotte , Laura

 

 

 

Matilde Iaccarino

Nasce a Pozzuoli (Na), è giornalista, saggista e scrittrice. Insegna letteratura al liceo. Appassionata di letteratura ed è impegnata da molti anni nella ricerca storica.

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