Insegnare italiano nel 2018…
Partiamo da un presupposto: è difficile oggi insegnare a leggere e a scrivere, o meglio, a farlo in maniera che ciò che si legga o si scriva serva ad arricchire, orientare e trasformare l’allievo, che poi è il compito della letteratura. Imparare a leggere e scrivere dovrebbero essere le due competenze chiave attraverso cui elaborare il proprio pensiero in relazione ad un modello, secondo il principio umanistico della imitatio-aemulatio, per poi organizzare un autonomo pensiero. Ad un livello più elevato, le competenze di lettura e scrittura dovrebbero essere il lasciapassare per le competenze metacognitive, ovvero servire a decodificare il reale, i messaggi fuorvianti, la comunicazione invasiva e pervasiva di cui siamo tutti vittime e ancor più i nativi digitali che sono i nostri allievi. L’ostacolo che oggi incontra un docente di lettere in un liceo, come accade a me, rispetto all’alunno reale è contestuale/ambientale e specifico. Si sa i ragazzi oggi scrivono tantissimo, ma sempre meno diari e sempre più post di fb, blog, tweet, messaggi istantanei. Paradossalmente scrivono tanto, in modo quasi ossessivo compulsivo, ma poco,in pochi caratteri con frasi standardizzate, e slang svuotati di ogni valore. Per oltrepassare la casualità dello scritto si può partire dalla scrittura dei sentimenti, liberando , attraverso un percorso di scrittura creativa guidato, la propria autobiografia, il racconto del sè, per analizzarsi, riflettere e da lì partire con letture del mondo contemporaneo in cui i ragazzi possano ritrovare i loro stessi racconti, creando momenti di contatti con autori viventi, reali, con i quali essi possano interagire. E’ dall’incontro che scaturisce l’interesse. Solo così possiamo poi risalire ai classici, per evidenziarne la modernità e anche in quel caso lo stimolo per gli allievi potrebbe rappresentare una messa in scena di un capitolo del classico scelto, una riscrittura, una rielaborazione. Utilizzerei un gruppo di pari per i lavori di revisione linguistica, in cui il docente fungerebbe solo da gestore delle dinamiche. Ma nel nostro lavoro quotidiano cosa dovremmo fare? Utilizzare tablet, smartphone, uno per ogni allievo, dotazioni che la scuola spesso non fornisce, per far scrivere ai ragazzi con i loro stessi strumenti, piegando la tecnologia al nostro obbiettivo? Oppure, per non arrenderci far loro riscoprire la scrittura su quadernetti e la lettura ad alta voce che restituisca atmosfere ed emozioni? Sarebbe davvero creativo far dialogare passato e presente, allo scopo di spiazzare, quindi appassionare e infine coinvolgere.