Arsenale di vite – vite di donne – che trapassano in parole e di parole che trapassano in vita, in quell’unico, preciso punto di raccordo tra parola e vita che è il cuore.
Così, il dire si appropria dell’accadere. Essere e linguaggio si corrispondono.
Due le autrici: Ida Di Ianni e Matilde Iaccarino. Due le angolazioni della mente e del cuore; uno lo sguardo: uno sguardo di donna. Una la capacità della scrittura di riportare un passato e dare forma alla propria esperienza del tempo, alla personale percezione del sé.
La vita trascorre, in questo arsenale di memorie, tra appropriazione ed eccedenza.
Le autrici, come lo schiavo messaggero di Lacan – che porta tatuato sulla nuca il messaggio che reca, di cui non conosce il contenuto – possono parlare di sé solo parlando dell’altro, delle incisive figure familiari – centri esterni eppure costitutivi del personale vissuto. Di quei centri, le stesse risultano limatura, pezzi, frammento. Dà forma ed aggrega il frammento quel precedente, ulteriore vissuto.
La bimba americana – di Ida Di Ianni – condensa nel titolo un intero vissuto familiare e personale; storia di “ chi non sa andare”, ma di “chi non sa, al tempo stesso, restare”.
Storie di vite senza clamori, storie di rinunce, storia di passaggi, che hanno spesso lacerato le vesti e l’anima, e che riaffiorano reali dal deposito della memoria, per essere affidate alle parole, che ne raccordano il senso e il filo.
Scrittura agile e matura – quella di Ida Di Ianni – anch’essa viva, espressione di un sentire che fa dire all’autrice: “ho cominciato ad amare le parole, il loro affiorare ad ogni bisogno e il loro restare”.
Di madre in figlia – di Matilde Iaccarino – è storia di un dialogo ininterrotto dell’autrice con la propria madre; dialogo che si ricompone “senza astio né rabbia solo con il passare degli anni”.
Dall’iniziale rimprovero della madre alla figlia: “tu vai, vai sempre, ma non vai da nessuna parte … scappi perché non sopporti neppure la compagnia di te stessa”, all’ultimo biglietto della stessa all’autrice: “cosa cerchi, figlia mia? … Desideri qualcosa e poi non la vuoi più … Rincorri, afferri e lasci andare. Non perder tempo a cercare ciò che potresti essere, cerca e ama ciò che sei”, ritorna, potente, la duplice mediazione della memoria e della scrittura – una scrittura asciutta e sicura quella di Matilde Iaccarino.
Tale mediazione restituisce, come in filigrana, il filo e il senso di scelte di determinazione e di coraggio di chi ha saputo trasferire e insegnare l’attitudine alla felicità.
Arsenale di Memorie ricompone i pezzi, pezzi di esistenze, la vita che è stata e la vita che è ricorrono nel desiderio, che eccede e nutre il vissuto, e diviene amore maturo alle persone e alle storie.