Circoscritta: Participio passato femminile singolare

Circoscritta.
E’ che cosi non voglio proprio morire. Chiusa in queste pareti di un sabato sera qualunque, in mezzo al nulla con la vita fuori che pulsa sotto la luna piena.Così chiusa e circoscritta dalle ragioni di chi ha sempre ragione. Dalle ragioni della famiglia a cui devi dare sangue anima e lacrime e tutto, e alla fine anche i tuoi sogni che non muoiono per primi no, muoiono per ultimi perché hanno aiutato a cullarti con la speranza che domani avresti potuto iniziare a fare quella cosa, a realizzare quell altra cosa. Ma il domani è pieno di figli da accompagnare, di lavatrici e di stanchezze da celare sotto la coltre spessa di un fondotinta da supermercato.

Si, chiusa e circoscritta dalle ragioni di tua madre che t’ha partorito col senso di colpa, prima il senso di colpa e poi tu e quel sangue fetale ti si è infilato per sempre nel tuo sangue, nelle tue vene e prende il sopravvento su di te, ogni qualvolta provi a mettere il naso fuori da quella porta, per una folle corsa in moto, per un appuntamento, per due ore di notte in riva al mare a parlare di tutto , guardando il faro.

Non voglio morire cosi, addormentarmi in questo letto che non mi appartiene più perché tanto lo fanno tutte, vomitando rabbia sui miei figli ed accusandoli di togliermi il respiro, mentre con una mano li strattono e con l’altra accarezzo un nodo scorsoio.

Cosi chiusa e circoscritta dalle ragioni del cuore che è sempre indeciso ed ha sempre paura, ma poi si innamora di cose inutili, di persone improbabili, solo per darti il segno che è vivo.

Non voglio svegliarmi per fare le stesse medesime cose ogni santissimo giorno e gioire del sole perchè cosi posso stendere i panni.

Chiusa e circoscritta da chi credevi di poter essere e invece non sei e quei nodi s’aggrovigliano più dei tuoi capelli e ti fanno vecchia e spenta. Chiusa e circoscritta dalle ragioni di chi non ti riconosce e dalla tua stessa paura di farti conoscere, per assomigliare sempre più all’ immagine di perfezione che non sei che non sarai mai, rincorrendo ogni possibile modello di donna, imitando qualche pezzo di qualcuno e parlando con la vera te solo se piangi in silenzio, in macchina, da sola.Non morirò cosi mentre guardo fissa il muro e cerco di scavalcarlo, progettando strategie fallimentari, percorrendolo su e giù, toccandolo, sperando che poi diventi mio, che mi diventi amico.

E’ un muro, e mio amico non lo sarà mai. È attorno a me, come l’immensa prigione che mi sorprendo ad aver costruito in questi anni pensando a quanto sono serena ad andare a letto alle nove senza aspettarmi più nulla, giocando a carte truccate. Chiusa e circoscritta faccio tre , anzi quattro passi indietro. Prendo la rincorsa. Muscoli tesi, ora posso andare.

Matilde Iaccarino

Nasce a Pozzuoli (Na), è giornalista, saggista e scrittrice. Insegna letteratura al liceo. Appassionata di letteratura ed è impegnata da molti anni nella ricerca storica.

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